Il potere e il consenso in Cat Person

di Kristen Roupenian Einaudi Stile Libero Traduzioni di Mennella, Pannofino, Balmelli pp. 256 Euro 17,50

di Kristen Roupenian
Einaudi Stile Libero
Traduzioni di Mennella, Pannofino, Balmelli
pp. 256 Euro 17,50

di Fabrizia Gagliardi

Margot, una ragazza poco più che ventenne, inizia a frequentare un uomo più grande. C’è una strana intesa che sembra essere forzata dalla volontà di lei di farsi piacere e dal vittimismo di lui nell’esercitare un certo ascendente. È nel momento in cui stanno andando a letto che Margot sperimenta la scissione tra il disgusto di doverlo fare, l’imbarazzo di rifiutare e la paura di ferire l’altro.

Guardandolo così, goffamente piegato, la pancia grassa e molle coperta di peli, Margot pensò: oh, no. Ma il pensiero di quello che ci sarebbe voluto per interrompere quello che aveva avviato era insostenibile; avrebbe dovuto metterci un tatto e una delicatezza di cui sentiva di non disporre. Non era per paura che lui cercasse di costringerla a fare qualcosa contro la sua volontà, ma che insistendo per fermarsi, adesso, dopo tutto quello che aveva fatto per arrivare fin qui, sarebbe sembrata viziata e capricciosa, come una che ordina qualcosa al ristorante e poi, quando arriva il piatto cambia idea e lo manda indietro.

È la trama di Cat Person, il racconto di Kristen Roupenian uscito alla fine del 2017 sul New Yorker. In poco tempo è diventato il secondo pezzo più letto sul New Yorker di quell’anno, l’autrice ha ottenuto un contratto di più di un milione di dollari per pubblicare due libri, sul web si è scatenato un dibattito per una storia che è considerata molto vicina all’autofiction. Un clima che ha creato un certo parallelismo con il presagio del maccartismo che si avvertiva ne La lotteria di Shirley Jackson. Il Washington Post ha riconosciuto l’unicità del racconto perché è orientato non solo al pubblico tipico della rivista, ma espande il suo raggio d’azione alle attuali modalità di comunicazione e di relazione, comuni ai nati negli ultimi venti anni. La tentazione è inserire il racconto nel contesto più ampio dello scandalo Weinstein (sotto i riflettori nell’ottobre dello stesso anno) e del movimento #metoo che innegabilmente ne hanno amplificato la diffusione. La confessione di massa sui social riguardo le molestie ricevute e taciute nel corso della vita di donne è una modalità che ha influito sulla ricezione di Cat Person da parte del pubblico: a molti, infatti, non è sembrato solo un racconto di fantasia.

I risvolti distopici e la radice esperienziale di un nuovo corso del movimento femminista sono stati abilmente recepiti dal mercato editoriale. (basti pensare ad alcuni libri che si sono susseguiti sulle librerie negli ultimi anni: Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood, Ragazze elettrice di Naomi Alderman, Future Sex di Emily Witt, Parlarne tra amici di Sally Rooney). Appare tuttavia fuori luogo giudicare Cat Person come un testo femminista, perché non esaurisce e neanche affronta nuovi temi ed esigenze del movimento. Come ha spiegato l’autrice del racconto, il rischio è lasciarsi andare a interpretazioni che superano di gran lunga l’obiettivo della finzione: “Volevo che le persone potessero rivedere se stesse nella storia, identificarsi in modo che la sua struttura narrativa scomparisse. Ma, forse inevitabilmente, dal momento che la storia è stata condivisa ancora e ancora, spostandola sempre più lontano dal suo contesto originale, la gente ha cominciato a confondere me, l'autrice, con il personaggio principale”. È vero che ogni opera è legata al periodo storico in cui viene creata, ma se ci concentrassimo sulla sua letterarietà – e non esclusivamente sulla sua risposta a fatti d’attualità – potremmo comprendere se si tratta di un fenomeno isolato o una tendenza che in futuro potrebbe produrre risultati stilisticamente e tematicamente interessanti.

La pubblicazione della raccolta di racconti Cat Person da parte di Einaudi Stile Libero, con le traduzioni di Cristiana Mennella, Gianni Pannofino e Maurizia Balmelli, aiuta a distaccarsi dalla tentazione di circoscriverla in un fenomeno editoriale che sarebbe destinato alla dimenticanza.

I dodici racconti mostrano la capacità di cimentarsi in più generi letterari senza però sfaldare l’impianto tematico complessivo. Le storie sono incentrate su modalità relazionali consolidate al giorno d’oggi, ma che rivelano spaccature idiosincratiche destinate a rivelarsi fatali. L’esempio emblematico è un racconto che fa da contrappunto a Cat Person, tutto incentrato su una prospettiva maschile. Ne Il bravo ragazzo consoceremo la vita sentimentale di Ted, dalla sua adolescenza fino alla mezza età: una carrellata di situazioni in cui traspare una vena vagamente narcisista e anaffettiva, con evidenti problemi nel mostrarsi all’altro in un rapporto umano sincero. La scrittura di Roupenian sviscera l’intera vita del protagonista non con lo sguardo ossessivo compulsivo dei personaggi di David Foster Wallace ma con la freddezza di un chirurgo che sa mantenere le distanze dal paziente.

Arrivato a 35 anni, Ted riusciva ad avere un’erezione e a mantenerla per l’intera durata di un rapporto sessuale solo se immaginava che il suo cazzo fosse un coltello,
e che la donna con cui stava scopando lo stesse usando per infilzarsi.

Ted non era certo una specie di serial killer. Il sangue nella fantasia o nella vita reale non esercitava su di lui la minima attrazione erotica. Oltretutto, l’aspetto fondamentale di quello scenario era che la donna voleva infilzarsi: l’idea era che lei lo desiderava così disperatamente, era così follemente ossessionata da uno smanioso desiderio fisico del suo cazzo,
da essere disposta a impalarcisi sopra nonostante il tormento che le causava.

La puntualità delle osservazioni si avvicina a un’analisi antropologica percorsa da un’ironia che però si esaurisce nella verosimiglianza. Ed è uno degli aspetti più interessanti che caratterizza l’autrice: la capacità di alludere alla contemporaneità senza il bisogno di ricorrere esplicitamente a chat, procedimenti del pensiero ipertestuale tipico del web, e facendo assimilare tali aspetti al protagonista del racconto. Il giudizio superficiale sull’aspetto, tipico di un’era in cui l’immagine virtuale precede quella fisica, si concretizza, per esempio, nella paura di non essere apprezzati abbastanza, nella voglia di accontentare il desiderio altrui anche se molto lontano dal proprio essere. Tutto si risolve in menzogne raccontate per la paura di essere rifiutati, nella perentorietà di un no che non esiste e nelle relazioni in cui tutto è trasformato in una sfumatura di grigio che si muove tra l’incontro intimo e la freddezza riservata a un conoscente. In tutte le storie si delineano rapporti di potere e di dialettica del consenso, efficaci proprio perché non c’è bisogno di ricorrere alla descrizione esplicita dell’atto: si lascia tutto al ricamo circostante di meccanismi umani che portano molto vicini al rischio.

Che sia il racconto di una testimonianza in prima persona o uno sguardo eterodiegetico, il tono che unifica tutti i racconti è asciutto ed essenziale, non si lascia andare a particolari visioni liriche ma fa trasparire una iper-razionalità che sfocia nel grottesco. Ne è un esempio Ragazzaccio, il racconto che apre la raccolta, in cui una coppia visibilmente annoiata dal proprio rapporto decide di riversare le speranze coinvolgendo un amico nella vita sentimentale, ma ben presto si determinerà un rapporto tra dominatori e vittima. Lo specchio, il secchio e il vecchio femore, Sardine e Non avere paura anche se smorzano il ritmo della raccolta, sono tre esempi di come l’autrice sia in grado di usare l’allegoria per mostrare alcune storpiature. Il primo racconto è la fiaba di una principessa che non riesce ad allontanarsi dai propri desideri per scegliere un pretendente; Sardine e Non avere paura puntano sulla conclusione che sfocia nell’orrore per mostrare le conseguenze estreme delle disfunzioni relazionali.

Cat Person è una raccolta riuscita anche se non pienamente innovativa nello stile. I dodici racconti riescono ad andare oltre la denuncia sterile e anacronistica, per concentrarsi su un’analisi sociale e culturale e sulle metamorfosi della percezione del sé e dell’altro. In un tempo in cui la dissimulazione dell’immagine acquista importanza, altrettanta attenzione andrebbe posta alle nuove tendenze del consenso e del potere.