Una rivelazione. A Bloomsbury e altri racconti, di Mary Butts

di Mary Butts Edizioni Safarà Traduzione di Giulia Betti e Cristina Pascotto  pp. 168 Euro 16

di Mary Butts
Edizioni Safarà
Traduzione di Giulia Betti e Cristina Pascotto
pp. 168 Euro 16

di Marina Bisogno

A venticinque anni, nel 1916, Mary Butts, scrittrice modernista, amica di Virginia Woolf e di Thomas Stearns Eliot, convive con una donna, una certa Eleanor Rogers, in un appartamento a Hampstead, Londra. Lo racconta lei stessa nel suo diario, senza sapere di essere destinata prima all’oblio e poi ad una riscoperta. Safarà editore ne pubblica per la prima volta in Italia A Bloomsbury e altri racconti (traduzione di Giulia Betti e Cristina Pascotto), operazione che riaccende l’attenzione sul coraggio delle case editrici indipendenti, sulla potenza del racconto come forma narrativa e su un’autrice della quale ci si è accorti solo negli anni Ottanta. La raccolta proposta da Safarà contiene sei racconti: la Butts ricorre a metafore, alle sue doti di sensitiva, scomoda la mitologia, come nel caso di Bellerofonte ad Antea, e confeziona scritti che si elevano a lezioni di vita. I suoi personaggi sono iconoclasti visionari: un passo più avanti degli altri, discettano di futuro, di bellezza e di essenzialità. Il suo stile è perfettamente in linea con i canoni espressivi del modernismo: l’agevolezza della narrazione è sacrificata in nome di temi e strutture, mentre sullo sfondo si alternano Londra e Parigi, due città che l’autrice ha amato profondamente. Racconta l’impercettibile, il fluido che attraversa tutte le cose, il risveglio della natura è metafora del ridestarsi delle menti e dei corpi. Nulla è esplicitato, ciò che è sotteso non è una sottotrama, ma un mistero esistenziale. Realtà ed irrealtà, concretezza e ascetismo sono la dualità che caratterizzano gli esseri umani e più in generale gli esseri viventi. L’infanzia in campagna, le conoscenze dei genitori, vicini a William Blake, incidono sul suo immaginario, arricchito da studi di storia che ritorneranno in alcuni dei suoi saggi. Negli anni Venti i racconti di Mary Butts incuriosiscono Jean Concteau: li trova ostici, aperti a diverse interpretazioni, per niente banali. Mary è a Parigi da qualche tempo ed è folgorata dalla città. Ha stretto molte amicizie, tra queste c’è anche Gertrude Stein. Il capoluogo francese vive una stagione dorata, con artisti e creativi provenienti da tutto il mondo, in fuga dagli orrori della Grande Guerra. In questo clima, Concteau accetta di illustrare il libro di Mary Imaginary letters. Di lei si chiacchiera molto e non solo per quello che scrive: ha relazioni sentimentali sia con uomini che con donne e soprattutto è una sostenitrice dell’occultista Aleister Crowley. È sposata con il poeta John Rodker, dal quale ha una figlia, Camilla, che però passa più tempo con la zia che con la madre. L’incontro con Rodker la spinge a rompere la storia con Eleanor, alimentando molti pettegolezzi sulla sua sessualità. E di pettegolezzi ne sa bene il personaggio femminile del racconto Brightness Falls, nella raccolta targata Safarà: il marito, rivolgendosi direttamente al lettore, confessa una certa preoccupazione rispetto ai comportamenti della consorte, presa da incantesimi, magie e stranezze teosofiche. La limitatezza dell’uomo è la stessa della società che etichetta la Butts, che, per tutta risposta, si adopera come co-autrice di Magick, l’opera più importante di Crowley, con riferimenti allo yoga, ai culti misterici orientali e l’alchimia. Mary segue Crowley e i suoi adepti in Sicilia, nell’abbazia di Thelema, un’esperienza che la segna, tanto che al ritorno in Inghilterra inizia a fare uso di oppiacei e a sostenere l’alterazione della mente con gli stupefacenti, per facilitare l’esplorazione di quanto non può essere compreso solo con la razionalità. L’attenzione per lo stile di vita di Mary è più intensa di quella per la sua attività di autrice, sebbene scriva saggi, racconti, romanzi, poesie, diari. La sua ultima relazione sentimentale è con un pittore inglese. Negli anni Trenta si stabiliscono insieme in Cornovaglia, dove Mary Butts muore nel 1937 a 46 anni per un’ulcera allo stomaco mal curata.
La tendenza ad anteporre le turbolenze biografiche della scrittrice alle sue opere muta con la pubblicazione dei suoi diari: dopo il via libera della figlia Camilla, la biografa della Butts, Nathalie Blondel – che alla fine degli anni Ottanta completa un dottorato all’Università di Liverpool - accede a tutto il materiale biografico  che era stato acquistato dall’Università di Yale. Ne deriva una rivalutazione della scrittrice in quanto tale, al netto della sua inquietudine e della sua insubordinazione, che le sono costate un generale scetticismo verso quello che componeva. Il suo ruolo dominante e al contempo controcorrente come donna di lettere è stato riconosciuto con una evidente fatica. La raccolta pubblicata da Safarà ricolloca anche in Italia la Butts tra le voci che hanno segnato la tradizione letteraria inglese nei primi anni del Novecento e ce la consegna com’è: tumultuosa, unica. Una rivelazione.

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