La cerimonia della vita, di Murata Sayaka

Autore: Murata Sayaka
Titolo: La cerimonia della vita
Editore: E/O
Traduzione: Gianluca Coci
pp. 256 Euro 18,00


di Fabrizia Gagliardi

Negli universi paralleli non siamo mai la versione migliore di noi stessi. Ci immaginiamo identici, ma adattati alle condizioni, plasmati da diverse vicissitudini. In molti casi, però, la personale visione alternativa legittima la stranezza e valorizza una condizione diversa dalla norma. Quanto siamo disposti a nuotare contro corrente, in solitudine, per vedere le nostre versioni applicate alla realtà?
A rispondere ci sono i personaggi di Murata Sayaka nella raccolta La cerimonia della vita (traduzione di Gianluca Coci, Edizioni e/o, 2023). Il potere dirompente dell’autrice è arrivato in Italia nel 2018, quando Edizioni e/o aveva pubblicato La ragazza del convenience store, storia di Keiko una ragazza single, di natura riservata, che ha abbandonato gli studi e le aspettative della famiglia per adattarsi ai ritmi ordinati e rassicuranti di un konbini. Nel 2021 era poi arrivato I terrestri, romanzo che, ancora una volta, insisteva sull’estrema emarginazione della protagonista Natsuki: alla disperata ricerca di un luogo in cui sentirsi casa, è convinta di essere stata contattata dagli alieni, una via di fuga da una borghesia sorda e spietata.
Non a caso nell’ordinatissima cultura giapponese uno sguardo blandamente rivoluzionario si unisce ad altre voci come Mieko Kawakami e Matsuda Aoko, facendosi notare per un anticonformismo pungente, al limite tra orrore e umorismo nero.
Nei dodici racconti de La cerimonia della vita l’autrice dimostra tutta la sua capacità immaginativa con una serie di frammenti, piccoli universi che ritraggono vite ordinarie, risucchiate nel vortice delle loro banalità, ma ambientate in un vero e proprio capovolgimento.
Nel racconto che dà il titolo alla raccolta è tradizione diffusa organizzare una cerimonia per degustare il corpo del defunto e, se accade, prendere parte all’inseminazione: un modo diverso di elaborare il lutto e connettere la morte al ciclo continuo della vita. Forse i protagonisti ricordano com’era prima, eppure tutto è inserito in una società che ha scelto una delle tante possibili versioni arbitrarie delle norme sociali.

 

«Tutti credono di essere nel giusto e che il diverso sia sbagliato, come se la loro posizione sia l’unica valida da milioni di anni. Se tutto cambia e si trasforma vuol dire che non c’è niente di certo e assoluto, giusto? Eppure, anche se tutto è incerto, la gente ci crede come fosse un dogma, una religione. Per me è assurdo, davvero».

«In ogni caso, il mondo è uno splendido miraggio, un’illusione temporanea» disse Yamamoto scrollando le spalle. «Un’illusione che è possibile vedere solo ora, nel momento presente, e che per questo bisogna cogliere e vivere appieno finché è possibile».

 

Nella descrizione dettagliata delle diverse fasi di preparazione, nei ricordi delle parti del corpo che era e dell’interiorità che non è più, non si avverte la ricerca spasmodica dello sconvolgimento e neanche la spettacolarizzazione di un horror splatter: la normalità del capovolgimento sta nella comprensione della diversità senza giudizio.
Allo stesso modo in Materiale di prima qualità i corpi dei defunti si rivelano molto utili per creare vestiti, dettagli d’arredamento e gioielli. I due promessi sposi protagonisti si schierano su posizioni opposte: per Nana è normale e quasi affascinante il modo di ripensare i corpi, per Naoki la pratica è impensabile e disgustosa.

 

Perché, secondo te, usare animali morti e sfruttare altre specie è diverso? Non è meraviglioso poter usufruire dei nostri corpi dopo la morte, evitando di sprecarli e dando loro come una nuova vita?

 

In Un lauto banchetto una coppia di sposi ingurgita il cibo speciale Happy Future Foods, il “cibo del futuro”, molto simile a quello liofilizzato degli astronauti, ma non accetta che la sorella della protagonista li inviti ad assaggiare la cucina del pianeta da cui sostiene di provenire.
Nonostante rare eccezioni la scrittura di Murata Sayaka evita abilmente sentenze moraleggianti, lasciando al lettore la possibilità di avvertire chiaramente i contorni precari del proprio monolitico senso dell’etica. La prosa è dritta, quadrata e lineare, lo stile non si serve di figure retoriche fantasiose volte ad innalzare nell’astratto il messaggio.
Che si tratti di costruire un racconto con sguardi antitetici e in armonia come in Una famiglia in due, in cui le due donne scelgono di convivere, mettono su famiglia, ma vivono la sessualità in maniera opposta; o che si tratti di raccontare l’amore corrisposto tra una tenda e la sua proprietaria ne Gli amanti del vento, il mondo raccontato è sprovvisto di giudizio, è dato e indissolubile. A momenti non siamo neanche sicuri che si tratti di futuro: sono tutti piccoli mondi ordinatissimi che condividono con il nostro la stessa pressione sociale, le stesse paure di non essere compresi.
La maggior parte delle storie racconta di donne indipendenti, dalla carriera avviata in uffici grigi, abitudini dai contorni definiti, traiettorie nette e senza entusiasmo. Eppure, la loro forza sembra essere proprio l’alienazione che chiama continuamente il bisogno di fusione.
In Puzzle, per esempio, la protagonista è benvoluta da tutti, è la collega dolce e disponibile, sembra avere una cura speciale per i sommovimenti più spietati e repellenti di tutti i corpi che la circondano. Per trovare un senso a un corpo anonimo inizierà a muoversi per azioni e reazioni dei corpi altrui, in una graduale fusione tra organi di cemento e tessuti di carne e sangue a lavoro per un unico, intenso ritmo.
Gli scenari di Murata Sayaka inorridiscono negli spazi quotidiani illuminati a giorno e ambientati in una casa degli specchi deformanti. I bizzarri esperimenti sociali si svolgono in mondi apparentemente familiari, oppure crescono come fantasie sfrenate all'interno di donne altrimenti non ribelli.
Il lavoro di Murata tende a offrire alternative imperfette, piuttosto che soluzioni, e le sue visioni per un mondo migliore spesso si piegano verso il mostruoso. Tuttavia, rimane indiscusso il talento di instillare nel lettore la convinzione che solo lo scontro con una verità capovolta e dai contorni incerti possa rivelare la realtà a occhi sempre diversi.