I poteri forti, di Giuseppe Zucco

Autore: Giuseppe Zucco Titolo: I poteri forti Editore: NN editore pp. 176  Euro 17,00

Autore: Giuseppe Zucco
Titolo: I poteri forti
Editore: NN editore
pp. 176 Euro 17,00

di Marina Bisogno

L’esistenza di ogni essere umano ha la sua dose di gioie e sgradevolezze, di euforia e bocconi amari. Giuseppe Zucco, classe 1981, autore di diversi racconti e del romanzo ll cuore è un cane senza nome, pubblicato qualche anno fa da minimum fax, lo sa bene e lo racconta con sfrontatezza e un sacco di metafore. Per Zucco ognuno di noi si imbatte in segnali, immagini, avvisaglie che alimentano un continuo parallelo tra intimità e esteriorità.
Quando in libreria è arrivato il primo romanzo di questo scrittore se ne è fatto un gran parlare: chi era questo giovane, che strizzando l’occhio a Kafka, trasformava un uomo sofferente per amore in un cane, mettendosi alla prova con la tenuta di un punto di vista insidioso, frattanto che ammantava di sarcasmo un evento doloroso come la fine di una relazione amorosa? Di questa stessa energia e passione per la vita, per la quotidianità, sono costellati i cinque racconti della raccolta I poteri forti NN editore. Sono storie che partono da eventi ordinari (il matrimonio, il compimento del quarantesimo anno d’età, l’adolescenza, per fare qualche esempio) e danno il via, nello stile dello scrittore, a paradossi, a una commedia umana che rievoca lo sguardo di Luigi Pirandello e di Woody Allen: se la vita è un teatro impermanente dove ognuno assume un ruolo diverso a seconda delle circostanze, tanto vale armarsi di ironia. Il linguaggio di Zucco è impastato di poesia, di riferimenti artistici: ciascun racconto, ad esempio, si accompagna a una citazione, cosicché, prima di entrare nel testo, il lettore incontra un poeta, un romanziere del passato a fargli da guida. Lo sguardo dell’autore persevera oltre la trama di ogni singolo scritto e propone il suo antidoto ai mali del vivere, a tutto ciò che è difficile arginare perché succede e basta, a tutto ciò che lasciamo accadere per pigrizia, ignoranza, sciatteria, pochezza. Le relazioni salvano, a patto che siano giuste, a patto che vi sia uno scambio; ma salva pure l’atteggiamento con cui si sta al mondo.
Il racconto che dà il titolo al libro è l’ultimo.  Seguiamo le vicende di un adolescente che si innamora di una coetanea: mentre i due ragazzi scoprono quello che l’intimità con un’altra persona può fare a un essere umano, il Mediterraneo ingoia uomini e donne disperati, che pur di sfuggire ai conflitti, alla povertà, sfidano il mare per approdare a nuove possibilità, mettendo in conto di poter morire. Frattanto che i ragazzi del racconto si legano, la loro preside prova a scuoterne la coscienza sociale e apre una breccia. Filtrano orrore, sgomento, disgusto, sentimenti ai quali si può rispondere con l’azione, con l’amore.

 

Per giorni i telegiornali non diedero altro che quella notizia. Il numero dei morti altissimo. Solo l’elicottero era riuscito a raggiungerlo sopra il mare grosso. E non ci fu pranzo o cena che non fosse funestata da quelle immagini. La gente annegava e non la finiva di annegare. E osservando il modo in cui lui fissava il barcone rovesciato, trattenendo la forchetta a mezz’aria, e da quel momento mangiando lentamente, o rifiutandosi proprio di continuare, la madre prendeva il telecomando e cambiava canale. Bisognerebbe appendere la preside per i piedi, diceva la madre
(da I poteri forti).

 

I riferimenti agli eventi della contemporaneità sono evidenti: lo scrittore costruisce intorno a questi fatti atroci una storia di formazione che, per contrapposizione, fa echeggiare il peggio dell’essere umano, un peggio che ci è rimasto addosso come un marchio. È un racconto intenso, doloroso, dove la consueta ironia dello scrittore si fa sarcasmo sottile al servizio di una causa precisa, ovvero denunciare. In una impalcatura che rispetta le sintonie, questo racconto dialoga col primo, Giuditta. Il carattere di questo scritto è più privato, esprime qualcosa che Yasmina Reza in Felici i felici ha investigato con ironia e consapevolezza: la vita di coppia è un mare calmo che un colpo di vento può increspare, portando in superficie non detti, bocconi mandati giù a stento; in questo modo un evento apparentemente insignificante si trasforma in uno determinante, definitivo. Zucco racconta il tormento di un uomo che, dopo anni e anni di matrimonio, scopre che sua moglie di notte sogghigna, tirando fuori una smorfia inquietante. Questo particolare apre una breccia e dà il via a una serie di aneddoti e situazioni strambe (il protagonista arriva persino a sentirsi in pericolo come Oloferne nel famoso quadro di Caravaggio Giuditta e Oloferne) che, tra risate e amarezza, evidenziano una relazione sfilacciata e piena di crepe.

 

Con timore infilò la fede all’anulare. Con timore aprì la porta chiudendola subito alle sue spalle. Entrò a casa, e fu tutto così definitivo, come il giorno delle nozze

(da Giuditta)

 

Straordinaria la citazione di Emily Dickinson in apertura del racconto Quarant’anni e che dice “Per richiudere un vuoto mettici la cosa che lo ha aperto”. Il vuoto è quello di un uomo che la mattina del suo quarantesimo compleanno esce di casa vestito di tutto punto per fare una passeggiata. La passeggiata si rivela un viaggio dentro se stesso, tanto più che un pappagallino gli si posa sulla spalla a fargli da coscienza (un grillo parlante di collodiana memoria).

 

Ma cosa avrebbe potuto dirgli? Che non sapeva bene com’era arrivato a quarant’anni? Che aveva lasciato il telefono a casa proprio perché nessuno lo avrebbe chiamato per gli auguri? Che i giorni si erano fatti lunghissimi e le notti così corte? Che la notte si svegliava di colpo senza più riprendere sonno, sentendosi così solo, ma in modo diverso e più atroce rispetto a un tempo?”

(da Quarant’anni).

 

Zucco è un esistenzialista caustico, approda al simbolismo per comunicare il punto di vista dei suoi personaggi che sono dei combattenti anonimi, alle prese con fragilità, ansie, spaventosi luoghi comuni. Come ci si relaziona con tutto quel che appare irrisolvibile, con tutto quel che appare lontanissimo dalla nostra portata e dalla nostra sfera di intervento? Zucco non propone ricette, ma un tratto fatto di coraggio, di capacità di analisi, autoironia, di impertinenza, di buone relazioni umane, di ascolto. A mio parere è uno dei narratori italiani più brillanti e va tenuto d’occhio.

 

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