Lucia Berlin e il racconto biografico

Lucia Berlin Sera in Paradiso Bollati Boringhieri Traduzione di Manuela Faimali

Lucia Berlin
Sera in Paradiso
Bollati Boringhieri
Traduzione di Manuela Faimali

di Fabrizia Gagliardi

 

La figlia di un ingegnere minerario seguì il padre nei suoi spostamenti da uno stato all’altro dell’America. Idaho, Washington, Montana, New York e poi El Paso quando arrivò la guerra e la bambina si trasferì con la madre. Balli dell’alta società, feste, ma anche miseria e alcolismo materno scivolarono davanti agli occhi di Lucia Berlin che si abituò al nomadismo degli spostamenti e dei legami proprio come la sua lingua iniziò a mescolare la cantilena texana e il guizzo di Santiago del Cile.
Le venne diagnosticata una scoliosi che l’avrebbe seguita per tutta la vita, ma questo non le impedì di studiare alla University of Mexico, avere tre mariti, quattro figli, iniziare a scrivere e avere una miriade di lavori, dall’insegnante alla domestica. In vecchiaia si ritirò in California.
Conoscere l’intera linea temporale di una vita conferisce una certa sicurezza: l’ordine confuso del presente imprevedibile è incastonato nella certezza cronologica degli eventi. Cosicché gli avvenimenti non diventino ostacoli insormontabili ma piccoli scalini da superare per vivere la fase successiva. È la stessa dolorosa consapevolezza che coinvolge tutti i personaggi dei racconti di Sera in paradiso, seconda raccolta di Lucia Berlin pubblicata in Italia da Bollati Boringhieri con la traduzione di Manuela Faimali.
I write to fix reality”, ha spiegato una volta la Berlin ai suoi studenti, ed è affascinante come il verbo to fix si traduca con “riparare”, ma anche “fissare” e “fermare”. Tale è, infatti, la diramazione delle sue storie da poter plasmare ogni racconto secondo diverse forme.

La forma del tempo è un racconto che si svolge nell’area del ricordo. Trattandosi di eventi autobiografici la verosimiglianza assume un’importanza prioritaria senza prevalere fino in fondo. Col memoir la scrittura della Berlin avrebbe in comune l’intento di collezionare eventi a comporre un’autobiografia frammentata, ma se ne distaccherebbe nel momento in cui interviene la finzione. L’intento autoreferenziale si sposta verso un conflitto che prende spunto dalla quotidianità per rivelare i piccoli dettagli, vere e proprie avvisaglie del cambiamento.
In Andado. Romanzo gotico una bambina, figlia di un ingegnere minerario, è invitata nella tenuta di un ricco possidente. Ben presto sarà facile intuire che tra i due s’instaurerà una strana infatuazione fino al momento decisivo:

Ferita, con le vesciche sotto gli stivali bagnati, il petto dolente per la camminata spedita. Non l’aveva neanche degnata di uno sguardo. “E io?” disse ad alta voce. “Perché è arrabbiato con me?” Don Andrés si voltò verso di lei, ma senza guardarla. I suoi chiarissimi occhi grigi.
“ Non sono arrabbiato con te, mi vida.
Ti ho rovinata e ho quasi ammazzato il mio cavallo migliore”.
Gridò il nome di Gabriel. la sua voce echeggiò nell’ampia vallata,
seguita dal silenzio. Proseguirono.
Rovinata? Sono rovinata? Per un momento così fugace e disorientante?
Lo capiranno tutti, guardandomi?

 

Prevalgono le voci femminili colte in diversi momenti del loro sviluppo, verso un’identità di donne che impone scelte dolorose davanti al mutismo maschile. Gli uomini della Berlin sono simulacri, tracce sentimentali e istintuali che compaiono di rado in dialoghi dal confronto diretto o in racconti di donne che conferiscono loro la dimensione di un eterno passato. In Le mogli due donne sono state amanti dello stesso uomo e si ritrovano sull’orlo di una sbronza a raccontare le reciproche esperienze.

Se ne La donna che scriveva racconti si notavano più storie incentrate sulla capacità immersiva della Berlin, questa nuova raccolta contiene una varietà stilistica più marcata, come se si trattasse di un insieme di esperimenti registici. Vi si trovano, infatti, racconti basati esclusivamente sui dialoghi come il già citato Le mogli, o racconti dove alla terza persona è affidato il compito della narrazione, ricca di dettagli di città, parentele e legami: è il caso di Sombra racconto del viaggio solitario di un’anziana in Francia. Oppure di Lead Street, Albuquerque , vera e propria incursione nei destini di alcune donne alle prese con la gravidanza e con l’assenza dei mariti.
La forma dello spazio riflette la contrapposizione tra ambienti che plasmano il carattere di chi li abita. In città la riservatezza e la solitudine dei grandi spazi non riescono  a contenere la malinconia individuale. Lo leggiamo, per esempio, in Una giornata nebbiosa che si apre con un uomo e una donna che vagano per Manhattan. I loro trascorsi romantici, anche se intuiti, sono ormai lontani, rimane il sapore amaro di una passeggiata che ha un andamento macchinoso e ha perso la familiarità del luogo d’origine:

Cominciò a piovere forte. Aspettarono all’ingresso di Sashini and Sons, Artichokes, finché non si ridusse a un leggero piovischio, poi ripresero a camminare.
Lenti e dinoccolati, come erano abituati a fare a Santa Fe, come vecchi amici.


Nella campagna o nelle periferie l’appropriazione di spazi ha l’obiettivo di aggregare individualità per colmare i paesaggi sterminati. Così ne La casa di argilla con il tetto di lamiera una donna, alle prese con la vita domestica, si ritrova a dover sopportare un inquilino poco desiderato che ha invaso parte della proprietà.
Infine, è la forma della seconda vita a conferire fascino alla scrittura di Lucia Berlin perché opera in una parte ben precisa del racconto, un momento prima che la finzione faccia il suo corso. Lo si leggerà nei racconti in prima persona, una sorta di diario che non perde l’eleganza stilistica, e diventa uno sfogo in scrittura che allude continuamente alle vicende reali. Se ne La donna che scriveva racconti questi indizi si ricavavano dal ricorrere di vicende e personaggi da un racconto all’altro, in Sera in paradiso l’aspetto autobiografico è affidato alla voce interiore che compone veri e propri piccoli frammenti di memoir di poche pagine (come in Momenti d’estate, Perdersi al Louvre e Itinerario). È  probabile che parte del fascino della Berlin verta su tale capacità di coinvolgere la propria vita nella riscrittura senza, però, adombrare il potere identificativo delle storie. Il suo rimane un invito a chiamare i personaggi, fare le loro veci, scortarli nelle stesse esperienze che prima o poi si incontreranno nella vita e sperare, con loro, in una degna conclusione.

 

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