L'altra te, di Joyce Carol Oates

Autore: Joyce Carol Oates
Titolo: L’altra te
Editore: La Nave di Teseo
Traduzione: Alberto Pezzotta
pp. 320 Euro 20,00

di Fabrizia Gagliardi

Quante versioni di noi impersoniamo nel corso di una giornata o in un passato che non è più?
Quando uno prevale sui centomila che siamo stati alziamo le mani e ci appelliamo al cambiamento, una patina temporale paradossale perché realizziamo di averla vissuta solo quando si è conclusa e coniughiamo tutto al passato: le strade sono state imboccate, le scelte sono state fatte.
Funziona benissimo come una sorta di giustificazione che non ci salva però dal ricordo, dal ripercorrere chi avremmo potuto essere, cosa avremmo potuto fare se avessimo scelto di essere altro.
Sembra banale sviscerare un tema che la letteratura corteggia da sempre grazie al meccanismo, insito nel racconto stesso, della possibilità di avere a disposizione solo una vita, e allo stesso tempo di poterne vivere tante altre grazie alla parola che crea una corrispondenza empatica con personaggi e vicende impensabili.
Maschere e ipocrisie, violenze e apparenze borghesi, l’ampio respiro della Storia che investe tutti, dal ricco al più umile, sono state ampiamente documentate da Joyce Carol Oates, una delle più abili e prolifiche sperimentatrici narrative contemporanee. Senza lasciarci ingannare dalla mole di romanzi, racconti, saggi, poesie e opere teatrali prodotte dal 1963 a oggi (più di cento), ci seduce la versatilità di stile declinata in strutture narrative che vanno dal thriller psicologico all’epopea famigliare, dall’horror alla detective story. Si tratta di generi che l’autrice è in grado di condensare anche nello spazio di una raccolta di racconti e che ora l’editoria italiana sta recuperando, come una delle ultime novità in libreria: L’altra te, pubblicato da La Nave di Teseo, con la traduzione di Alberto Pezzotta.

Per orgoglio, ma anche per soddisfazione della vita che hai, non pensi mai a quella vita che si è svolta lontano da Yewville. La ragazza che ha impugnato la penna e ha affrontato l’esame con sicurezza e intelligenza. La ragazza che è riuscita a conservare la calma. I cui genitori non hanno litigato tenendola sveglia la notte prima del giorno più importante della sua vita. La ragazza senza tosse e mal di gola.

Il racconto che dà il titolo alla raccolta è un desiderio in potenza che oscilla tra il presente della realtà vissuta e quello della possibilità mai avvenuta. La sensazione è di vivere due piani temporali che procedono paralleli nel corso di un momento fugace, la vita segreta e incredibilmente creativa della mente destinata a svanire come al risveglio di un sogno.
Aspettiamo Kizer è ambientato in un locale che ricorrerà spesso nella raccolta, diventando quasi un luogo occulto a causa della quantità di personaggi che si troveranno a subire la sopraffazione da parte delle loro versioni alternative. I toni da commedia nera si uniscono al gioco crescente di equivoci. In un assolo di rimandi alla personificazione del proprio doppio i protagonisti esploreranno la possibilità concreta che la vita alternativa immaginata possa materializzarsi assumendo aspetti non più così seducenti.
Lo studio della Oates è minuzioso e non si ferma a condurre il lettore sul filo dolceamaro del rimpianto. Passerà in rassegna anche i meandri di quanto il racconto della propria vita, il ripercorrere romanticamente momenti del passato, serva a proteggere una realtà molto diversa che forse dovrà rimanere sconosciuta. Si tratta della duplice esistenza prodotta da chi vive delle proprie memorie, come scoprirà l’anziano professore protagonista de La “Guida Blu”. Il viaggio in Toscana per rivivere i luoghi e la gloria della gioventù virerà sempre più in un testardo tentativo di autosuggestione. Il racconto lungo, nel pieno stile di un’autrice che spesso ama perdersi tra le maglie della storia, quasi come smarrita e senza via, centellinerà anche i dettagli più insignificanti portando la narrazione all’estremo, verso il conto alla rovescia di un’irrazionalità mossa da un’ossessione sempre più evidente.
Nonostante il filo comune delle possibilità mancate di un’identità metamorfica e di una vita alternativa, L’altra te è una raccolta dall’andamento sinusoidale per generi e scelte linguistiche, molto diversi, per esempio, dalla regolarità di Un’educazione sentimentale .
Ne La crepa un’incidente infantile diventerà un racconto dell’orrore provocando conseguenze imprevedibili per il futuro. Malattie misteriose, un passato di disastri ambientali fatto di frane, inondazioni e incendi, definiscono il mondo al limite della distopia di Peccatori nelle mani di un Dio adirato. Si tratta di uno dei racconti dalla sperimentazione più strana e riuscita perché riesce a unire inquietudini del presente in un futuro dove rammentare l’esistenza “di prima” si somma a una quotidianità sinistra, fatta di gioie fugaci, mascherine da indossare e morti inaspettate.

Senza che ci fosse il bisogno di parlare. Di comune accordo, senza parole, discorsi, senza che quasi ci fosse il bisogno di toccarsi, istintivamente cominciarono a evitare il giorno, ossia la luce – la luce del giorno. Era il conforto, il lenimento, l’oblio della notte a scorrere nelle loro arterie indurite e ad accelerare il battito dei loro cuori rinsecchiti come prugne.
Come in un tropismo rovesciato, ciascuno cominciò a ritrarsi dai bagliori diurni. L’uno all’insaputa dell’altra, cominciarono a bramare la notte con un appetito quasi sensuale.

Una citazione da Angoscia notturna chiarisce come nella seconda parte della raccolta si avverte un cambio di passo registrato dal mutamento stilistico e dalla costruzione di atmosfere che si servono di sprazzi di lirismo.
Tutte le premesse immaginifiche e alternative dei racconti precedenti qui assumono i contorni concreti di mancanze, cambiamenti inaspettati che hanno provocato un inevitabile scivolamento nella versione più oscura delle sliding doors. Ci sono momenti di luce, per quanto fuggevoli, che non potrebbero esistere senza l’imperversare di una tempesta. Non è la completezza a interessarci, è piuttosto la fallibilità di un investimento emotivo, la manchevolezza di un legame, il vuoto incolmabile dei ricordi. Crediamo al caso e vi affidiamo, a giorni alterni, più meriti del dovuto cercando di tamponare un’azione mancata. In fondo sappiamo che solo il dubbio di possibilità perse e di vite alternative deluse permette all’umano di esperire per cambiare e non solo per essere.