Ogni perturbante rumore, di Monica Pace

Ogni perturbante rumore
di
Monica Pace


Il vento si era calmato. Nei due giorni precedenti aveva spazzolato le creste delle montagne come per ripulirle a fondo in vista di una nuova stagione, polverizzando in cielo con sbuffi continui la recente neve e accumulandola qua e là. L’alba si presentava semplice, iniziando a nascondere le stelle come ogni giorno, dilagando nel cielo finalmente terso. Il bianco della neve che aveva contrastato il nero del cielo si cominciava a tingere di un tenue rosa effimero.
Orientata verso le cime che chiudevano l’alta valle, stava l’ampia vetrata del rifugio dove i tre ragazzi erano a colazione. La finestra della sala comune offriva la possibilità di uno sguardo d’insieme sull’inverno, tra la protezione del legno, del vetro e dell’acciaio che tenevano insieme il rifugio. Il loro tavolo era l’unico illuminato, le tazze sprigionavano un fumo breve e i tre parlavano a bassa voce per una consuetudine da rifugio. Saverio e Martina stavano mettendo a punto gli ultimi dettagli organizzativi della salita alla vetta principale, mentre Paolo sorseggiava un caffè amaro guardando le mani di lei descrivere agili nell’aria i vari passaggi e le asperità che li attendevano sul ghiaccio. La cordata non avrebbe riservato particolari sorprese a nessuno di loro poiché da sempre si legavano così: a Saverio spettava condurre, poi Martina al centro, infine Paolo a cui sarebbe toccato il compito di tenerli entrambi se fossero scivolati. Salutarono il gestore che armeggiava attorno alla moderna stufa a pellet nel suo grembiule di un blu vivace, con una genziana ricamata sul cuore e il nome del rifugio scritto in un corsivo gentile che gli attraversava il petto.
Attorno al rifugio la neve caduta negli ultimi giorni attutiva le asperità delle rocce, colmava gli affossamenti, nascondeva i rivoli dei torrenti. Qualche raro cespuglio di rosa canina mostrava i suoi frutti rossi come un dono prezioso concesso dall’inverno: attorno agli arbusti una frequentazione di volpi furtive e di uccelli solitari aveva impresso un marchio fugace sulla neve e sparso avanzi di bacche.
Il gestore li osservò partire dalla soglia. Martina batteva le mani per scaldarsi sorridendo a Saverio, che l’avrebbe condotta in vetta anche stavolta. Paolo guardava le gambe snelle di Martina, poi decise di spegnere la lampada frontale per godersi il chiarore dell’alba.
La salita si fece via via più impegnativa: adesso i ramponi graffiavano la neve restia a farsi incidere in profondità dai loro passi. Avanzavano, piccozze alla mano, a un ritmo consolidato nelle due stagioni alpinistiche condivise come cordata, i dettagli attorno a loro svelati per la luce radente che ormai investiva le cime.
Lungo le creste vi erano alcune zone quasi nude e altre dove la neve si era accumulata trasportata dal vento; si erano così formate enormi cornici stondate e convolute come onde irrisolte, sospese nel nulla, aggrappate a una coerenza di molecole aghiformi, compatte e fragili al contempo. I tre seguivano una traiettoria diritta e ambiziosa: la neve ghiacciata si frantumava come vetro sotto le lame appuntite e nel frammentarsi gemeva con piccoli schiocchi di resa, concedendo loro la vittoria di una presa concreta negli strati sottostanti. Risalirono il pendio verso il colle centrale tenendosi alla destra delle cornici imponenti. Il gestore ogni tanto teneva d’occhio l’ascesa, ormai i ragazzi gli apparivano come figurine indistinte su uno sfondo maestoso.
Tutto era magnifico in quella giornata che si rivelava all’avanzare del sole nell’aria immobile: le cime erano nitide nel cielo sgombro, l’ombra ricacciata sempre più a valle dalla luce che scendeva dalle montagne con un movimento da fiume silenzioso, e poi correva giù fino al bosco, fino alla nebbia fitta che occupava ancora il fondovalle.
Giunsero al colle centrale in pieno sole e si fermarono a bere. Faceva caldo per essere a quella quota, a quell’ora e in quella stagione, ma ormai era quasi sempre così. I racconti dei vecchi alpinisti non combaciavano più con quello che i giovani sperimentavano nel loro andare in montagna, quasi che le vecchie esperienze fossero destinate a non trasmettere più alcuna sapienza. Saverio studiò con attenzione le cornici spaventose protese sul vuoto: sembravano il fermo immagine di un filmato di surf. Sotto la loro frangia biancastra si erano formate piccole colature di ghiaccio, appuntite e traslucide, percorse da rivoli d’acqua quasi impercettibili, che rilasciavano qualche gocciolina ogni tanto.
Durante la pausa sul colle si scambiarono il thermos con il tè caldo, le mandorle e le albicocche secche, le risate e gli sguardi d’intesa a promettersi reciprocamente l’amicizia. Poi, per un attimo gli occhi di Saverio si persero nell’azzurro di quelli di Martina, con un’improvvisa voglia di casa. Ripartirono dal colle con il sole ormai alto; Saverio decise la traccia da battere cercando la prosecuzione della linea di cresta da percorrere in sicurezza, Martina lo seguì e Paolo dovette affrettarsi a richiudere il suo zaino, avvertendo la tensione della corda che lo legava agli altri due.
Il gestore del rifugio stava preparando i tavoli per il pranzo quando l’intera vetrata esplose insieme al tetto e ai suoi timpani per il vento furioso che annunciava la valanga; ebbe il tempo di intuire l’ineluttabile cascata bianca e polverosa invadere l’anfiteatro delle montagne con un rombo primordiale, e con l’ultimo suo battito tutto scomparve sotto la neve che sembrava cemento, tra l’acciaio contorto e le travi frantumate. Ogni perturbante rumore di fondo fu ricondotto al silenzio. Le montagne stavano immobili e nude, scaldate da un sole magnifico.

Questo racconto è contenuto nell’e-book equiVoci, la raccolta di racconti nata dalla collaborazione di Trenta Cartelle, il laboratorio permanente di Cattedrale, e il Master dei mestieri del libro
di Scuola del Libro.


Monica Pace è nata a Firenze e vive a Roma dove fa la ricercatrice. Ama i pittori primitivi fiamminghi e sogna di scoprire com’è l’Australia, nel frattempo scrive. Alcuni suoi racconti sono apparsi in diverse testate letterarie online.