Poco meno di una bestia, di Angelo Cavaliere

 

Poco meno di una bestia

di Angelo Cavaliere


Martino gli sbatte un cazzotto sul naso e gli dice che è colpa sua. Mentre cade a terra, Paolo pensa che ha ragione ma che è una cazzata che le parole fanno male come i pugni perché il naso gli sanguina a goccioloni neri e lui non si sente più la faccia. Ma non può finire tutto così in fretta e allora si attacca alle gambe di Martino e lo butta giù, gli si mette sopra con le ginocchia e gli schiaccia la testa contro la ghiaia. Gli altri urlano infoiati, vogliono sapere chi è il più forte del gruppo, ma un cane con una gallina tra i denti passa in mezzo e loro restano di sasso. Il cane, cazzo! Prendetelo! urla Martino mentre si scrolla di dosso Paolo con un calcio. I ragazzini rincorrono l'animale, che ha già capito che piega sta prendendo la storia e cerca di ripararsi in un fienile abbandonato, ma quelli gli stanno dietro e lo circondano. Quel posto è un cazzo di rudere, con il tetto bruciato e le pareti sfondate: loro ci sono cresciuti dentro, a fare la lotta con pezzi di travi pieni di chiodi e a nascondersi dentro gli angoli più bui. Martino afferra un rastrello e non dà al cane nemmeno il tempo di ringhiare che glielo sbatte forte sul muso una volta, poi un'altra. L'animale molla la presa e scappa con la coda tra le zampe. Siamo proprio dei poveri stronzi. Martino prende la gallina per il collo e la stringe. Pure un cane ce la fa, solo noi non ci riusciamo a rubare 'ste cazzo di bestie. Ci abbiamo provato almeno dieci volte, dobbiamo farci sparare? Chi se ne frega delle galline. Martino si gira di scatto e si fa sotto a quello che ha parlato digrignando i denti così forte che si potrebbero spezzare da un momento all'altro. Lo afferra dal colletto e gli urla che lui non smetterà di insistere fin quando non saranno tutte sue. Paolo si avvicina a Martino e gli mette una mano sulla spalla. No, ha ragione
Michele 'sta volta. Che ce ne frega delle galline? Prendiamogli tutto a quel vecchio stronzo. Martino lo guarda negli occhi come se avesse appena capito che quella è la sua anima gemella e che niente potrà mai dividerli. Si abbracciano forte come fanno i maschi, Martino lancia la gallina a Michele, portala a tua madre, sarà contenta che finalmente ti sei dato da fare.
La casa del vecchio Cenzino è distante dalle altre del paese, perché lui ha un piccolo campo da coltivare e gli altri no. Oltre all'orto c'è anche il pollaio, proprio di fronte, ma questa volta i ragazzi lo superano senza nemmeno guardarlo. É una villetta a due piani con il muro esterno tutto scrostato, i ragazzini di solito si fermano lì apposta per pisciarci sopra e lo fanno anche adesso. Il piano è semplice ed è stato scelto per esclusione: se prima si erano sempre avvicinati guardinghi, tenendosi accucciati al buio o addirittura strisciando nell'erba bassa, dividendosi in tre piccoli gruppi, ora invece avrebbero sfondato la porta d'ingresso e sarebbero entrati tutti insieme, facendo più casino possibile e terrorizzando Cenzino e quella cicciona della moglie. Se gli fossero stati tutti addosso insieme, lui non avrebbe potuto reagire, non sarebbe arrivato al fucile e non avrebbe potuto scacciarli. Li avrebbero legati al termosifone, con la bocca imbavagliata ma senza nessuna benda sugli occhi, perché devono guardare mentre si portano via tutto quello che hanno. Basta uno sguardo tra di loro, è il momento: Martino alza la mazza di legno che ha rubato dal garage di suo padre e spacca la maniglia con un colpo solo e, con i compagni dietro le sue spalle, scatta dentro urlando come una bestia. Mentre loro accendono le luci al primo piano si illumina anche quello superiore, e il fracasso dei vasi buttati a terra e dei mobili ribaltati vieni quasi sovrastato dall'imprecare di Cenzino, che si ferma in mutande in cima alle scale.
Adesso me la pagate, gli ringhia contro scendendo gli scalini di corsa. Anche la moglie si affaccia, in vestaglia e le guance appese, prendili Cenzì, una volta per tutte. Martino gli si fa incontro volteggiando la mazza sopra la testa e cerca di sbattergliela addosso, ma Cenzino è grosso, almeno come tre di loro, si ripara dietro al braccio come se non avesse nemmeno avvertito l'urto e gliela strappa di mano. Avete proprio sbagliato questa volta. Prende Martino per il collo e lo alza mezzo metro da terra, lui rimane con i piedi a penzoloni e il respiro che fatica a raggiungere i polmoni e riesce a liberarsi solo grazie all'aiuto degli altri. Spingono Cenzino che ruzzola giù per le scale facendo un casino bestiale ma ancora non sviene. E infatti, anche se è in ginocchio, rifila due ceffoni a Michele e acchiappa Paolo da una gamba, facendolo volare sottosopra. Non ci vuole molto per capirlo, la situazione sta prendendo una piega davvero sbagliata. Cenzino li sta riempendo di schiaffi e anche questa volta non sono riusciti a mettersi niente in tasca. Devono scappare adesso, prima che sia troppo tardi, un paio pigliano Martino per le braccia e lo trascinano perché è ancora sfatto per gli schiaffi. Ma Cenzino non è ancora soddisfatto, la devono pagare, l'ha promesso. Si gira verso lo scantinato, prende il fucile e inizia a sparare all'impazzata. I ragazzini corrono via, hanno paura adesso e non vogliono mica restare stesi là per terra, in mezzo a quel campo dove hanno pisciato a sfregio un centinaio di volte. Cenzino però non vuole lasciarli scappare e allora prende la mira. Un sibilo passa sopra le loro teste e i ragazzini se la fanno quasi sotto per davvero.  I due che sorreggono Martino lo lasciano cadere perché non ce la fanno a portarselo dietro. Cenzino li lascia correre, fa un bel respiro per calmarsi e smettere di far tremare le braccia. Prende la mira di nuovo, e questa volta è sicuro.

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Sono nato a Pescara nel 1987. Dopo la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo, ho conseguito il diploma in sceneggiatura cinematografica all’Accademia di Arte Drammatica Silvio d’Amico. Dal 2017 lavoro come story editor e sceneggiatore e come insegnante di scrittura cinematografica e creativa. Nel 2017 ho vinto la Targa Siae “Idea d’Autore” del concorso Bixio con la serie televisiva Angry Kidz. Nello stesso anno e nel 2019 sono stato finalista del concorso Pitch in the day con i lungometraggi L’uomo di casa e L’ultimo giro di giostra. Nel 2019 il mio racconto Killing me softly è stato incluso nella raccolta “Lunedì 9” di Cattedrale in collaborazione con Scuola del Libro.