Le affatturate, di Aa. Vv.

TITOLO: Le affatturate

AUTORE: AA. VV

EDITORE: Rina Edizioni

Euro 17,00

«Ero in pace ed eccomi dannata/al sospetto che forse sono amata». Se avessero avuto modo di leggerli, potremmo supporre che, consapevoli o inconsapevoli, tutte le affatturate– ovvero le protagoniste vittime dell’incantesimo di Eros – di questi ventidue racconti almeno una volta abbiano solo pensato, bisbigliato, gridato o detto questi versi di Patrizia Cavalli perché si sa, l’amore rende folli e patologici, soprattutto se riguarda le donne. La questione amorosa, il patos e i sentimentalismi sono roba del femminino e il campo letterario adatto in cui relegare subdolamente le scrittrici in quanto anch’esse donne, così da perpetuare l’immagine di una femminilità subalterna, fragile e passiva. Ma se invece di considerare l’amore, e i suoi effetti, come un avvenimento salvifico toccatoci in sorte ci venisse offerto un punto di vista diverso? È ciò che alla fine dell’Ottocento si sono impegnate a fare le autrici scelte di questa antologia: raccontare, con uno sguardo disincantato, il tema dell’amore per rivelare la sensibilità autentica delle donne, attraverso le protagoniste di queste novelle. La scoperta è di una narrativa volta al sentire e al far sentire ogni singola storia, voce, non solo nella propria individualità ma come parte di un discorso più ampio e complesso, quello della «condizione femminile» attraverso la rappresentazione di situazioni, figure e motivi ricorrenti. Non i topoi convenzionali, colorati di rosa per sentimentalismo e romanticismo smielato, ma la testimonianza di una dolorosa e brutale realtà a cui le donne soccombono e in cui molto spesso investono la propria vita a caro prezzo. Gli argomenti sono complessi e molto attuali: l’aborto, il suicidio, la violenza fisica e la manipolazione psicologica, l’isolamento, il tradimento e l’inganno che stabiliscono un legame obliquo tra le stesse scrittrici e i singoli destini femminili di cui si fanno portavoce. Attraverso la parola viva e diretta delle autrici presenti in questa antologia, non si restituisce solo il racconto dell’indagine sugli impulsi e gesti influenzati dall’amore nell’animo femminile, ma un punto di partenza per riscoprire e contestualizzare la presa di coscienza collettiva di emancipazione manifestando che dal sentimentalismo e l’ingenuità si sconfina verso una più lucida comprensione del ruolo della donna in una società proiettata su valori maschili.

Esitazione, di Lu Xun

TITOLO: Esitazione

AUTORE: Lu Xun TRADUZIONE: Nicoletta Pesaro

EDITORE: Sellerio

PP. 280 Euro 15,00


Con Lu Xun (1881-1936) inizia, nei primi del Novecento, la letteratura cinese moderna. Autore di opere narrative, per di più scritte nella «lingua piana», cioè quella più comunemente parlata («il fondatore della lingua cinese moderna», lo presentava Dario Fo), con la sua opera compiva due rivoluzioni nella tradizione. L’una nel genere: nel Celeste Impero solo le composizioni poetiche erano considerate vera letteratura; l’altra nella scrittura: fino ad allora, era obbligatoria «la lingua letteraria», ovvero la aulica, artificiale, poco comprensibile fuori dall’élite.
I suoi racconti mostrano i due aspetti complementari del cambiamento sociale e della resistenza ad esso. Per lo più parlano di storie piccole, quoti-diane, che dipingono in modo vivacissimo la vita nei villaggi e nei quartieri delle persone vere, incastrate nelle ironie, o nei paradossi, o nelle tragedie della loro esistenza. In uno stile ondeggiante tra il satirico e il grottesco. «Quando pubblica questa seconda raccolta di racconti», scrive nella Postfazione la curatrice Nicoletta Pesaro, «composti a Pechino nel breve arco di tempo tra il 1924 e il 1925, Lu Xun passa dall’angosciato appello del combattente pessimista ma non ancora rassegnato al silenzio, dalle “grida” lanciate per risvegliare gli animi assopiti o ottusi del suo popolo, a un “camminare avanti e indietro in preda all’incertezza” (significato del titolo di questa seconda antologia). Il coraggio della disperazione si trasforma in uno stato di profondo dilemma».

Parlare al buio, di Gian Mario Villalta

TITOLO: Parlare al buio

AUTORE: Gian Mario Villalta

EDITORE: Sem Editore

PP. 160 Euro 18,00

“Non vado mai a piedi. Nessuno va mai a piedi su queste strade che portano nei paesini. Se uno va a piedi è perché non ha niente da fare oppure perché non possiede una macchina. In tutti e due i casi è colpevole.”
Ci troviamo in un paese del Nordest italiano: una voce narrante all’inizio parla di sé e poi ci conduce, attraverso altre vicende e altri personaggi, a ritroso nel tempo, fino a raggiungere l’infanzia dei protagonisti. Forse è proprio il tempo il tema più importante: la voce ora disincantata, ora ironica, ora intensamente poetica che compie questa discesa nella memoria inventa uno sguardo inedito su una provincia investita e sconvolta in pochi decenni da un’ondata di mutamenti.
Ci sono tutti: i furbi e le disadattate di ieri e di oggi, le buone e gli spaventati, i preoccupati e le convinte, con il lavoro, il sesso e i suoi sogni accesi; tutto un paese che risponde all’appello del tempo, insieme con gli alberi e gli animali, compresi in una comune vorticosa accelerazione che sospende le singole esistenze in un falso movimento o in un delirio dell’immobilità. Dalle soglie del nuovo secolo, uno sguardo al passato prossimo che oggi, a vent’anni dall’inizio delle vicende narrate, può farci comprendere meglio chi siamo stati, chi siamo e chi potremmo forse ancora essere.
Con questo libro Gian Mario Villalta si conferma un autore di carattere, capace di scrivere passaggi di grande intensità dove coesistono la lucida analisi del presente e la nostalgia di un passato perduto.

I racconti della creazione, di Anthony Aveni

TITOLO: I racconti della creazione

AUTORE: Anthony Aveni

EDITORE: Il Saggiatore TRADUZIONE: Laura Majocchi

PP. 288 Euro 24,00

Come nasce il mondo è un segreto, un segreto da tramandare nel tempo. All’origine di tutto era un uovo. Oppure il buio, o un corvo imbroglione, un pescatore di isole, una donna danzante, un concilio di dei intorno a un fuoco sacrificale. Uno stato informe in cui tutto era nel contempo in costante trasformazione e nella più totale assenza di movimento. Poi, d’improvviso, qualcosa si è spezzato: il verbo si è fatto luce, da un albero di mango è sgorgato il mare, un pesce gigante è stato fatto a pezzi e i suoi resti sono stati abitati dagli esseri umani; il cielo è stato strappato dalla terra, e ciò che sarebbe potuto essere è stato diviso per sempre da ciò che è.

Anthony Aveni indaga le storie della creazione del cosmo secondo varie culture ed epoche per comprendere che cosa le accomuni e dove la scienza di oggi sfiori la mitologia del passato. Il suo è un viaggio tra montagne magiche e corsi d’acqua sacri, tra profonde caverne buie e isole scese dal cielo, dai maya agli aborigeni, dall’America Latina al Polo Nord, dalla Bibbia al Nihongi: una riflessione sul modo in cui abbiamo provato a spiegarci l’imperscrutabile passaggio dal nulla all’esistenza, e abbiamo trovato risposte nel paesaggio che ci circondava. Come la violenta battaglia tra Marduk e la madre Tiamat raccontata nel babilonese Enuma Elish, che rispecchia le trasformazioni climatiche e geografiche del territorio; o come le distruzioni (e successive rinascite) dell’azteco racconto dei Cinque soli, che mimano i frequenti terremoti e le eruzioni del Popocatépetl.

I racconti della creazione è un’opera che si muove tra archetipo e fenomeno, tra simbolo e svelamento, tra superstizione e razionalità. Un mosaico di immagini, miti, frammenti e visioni, a ricordarci l’esistenza di una storia, sepolta nei nostri sogni più profondi, che contiene in sé tutto l’esistente; ma che può essere narrata solo attraverso la molteplicità.

Uova cosmiche, coyote truffatori, divinità proteiformi e isole che cadono dall’alto. Un viaggio tra le epoche e le culture attorno alla domanda che da sempre attraversa la mente umana: come è nato il mondo?

Il mondo di pietra, di Tadeusz Borowski

TITOLO: Il mondo di pietra

AUTORE: Tadeusz Borowski

EDITORE: Lindau TRADUZIONE: Roberto M. Polce

PP. 112 Euro 14,00

I venti racconti di questa raccolta sono stati scritti fra il 1947 e il 1948 e coprono il periodo che va dalla fine della guerra, quando erano ancora attivi i campi di concentramento nazisti, ai primi anni della Polonia comunista. Non seguono un ordine cronologico perché poco importa che ci siano stati un prima e un dopo: di fatto non ci sono vie di uscita o di salvezza, neppure in prospettiva. A emergere è infatti la sostanziale continuità fra il mondo crudele, spietato, animalesco della guerra, e quello che seguì la Liberazione, con il ritorno a una vita solo in apparenza «normale», in cui si celavano pulsioni, moventi e meccanismi psicologici del tutto analoghi a quelli del lager. Quello di Borowski è insomma un monito a non coltivare facili illusioni e vuote speranze riguardo alla natura umana e alla sua possibilità di riscatto.

Il capanno di Flipke e altri racconti, di Georges Simenon

TITOLO: Il capanno di Flipke e altri racconti

AUTORE: Georges Simenon

EDITORE: Adelphi TRADUZIONE: Marina Di Leo

PP. 139 Euro 12,00

Si dice che i nostri sogni, anche i più lunghi, durino solo pochi secondi.
E forse questa ne è la prova.
Boussus aprì gli occhi e si stupì di non vedere la betta accanto alla sua barca. Anche guardando più lontano, non c’era niente in mare, a parte un grosso cacciatorpediniere grigio ancorato nella Baie des Salins.
La bottiglia di vino di Porquerolles era vuota, o quasi. Le mosche ronzavano intorno alla scatola di sardine piccanti e l’ultimo pezzo di pane si rinsecchiva al sole.
Il viso di Boussus sembrò incavarsi di colpo come quando aveva mal di fegato, e gli occhi gli diventarono simili a biglie galleggianti in una pozza d’acqua.
E se non fosse stato un sogno? Se fosse vero?...

L’officina delle anime rotte, di Anna Maria Tamburri

TITOLO: L’officina delle anime rotte

AUTORE: Anna Maria Tamburri

EDITORE: LiberiLiberi

PP. 204 Euro 16,00

Storie che appartengono al mito, ma entrano come segni rivelatori anche nella quotidianità. Storie in cui si rinnovano motivi ancestrali che, pur dimen­ti­cati, continuano a rappresentare la trama sotter­ra­nea dell’esistere nostro e dell’universo. Per ri­tro­varli, occorre scorgere le “soglie”, avere il trasalimento del Mistero che avvolge insieme materia e spirito, per poi varcarle, e vivere un Altrove che ci è accanto e a volte ci chiama.
Una ricerca di universi e tempi lontani, oppure vicinis­simi ma a noi celati, grazie alla quale rintracciare le scintille di luce divina impigliate nel male e liberarle.

Epifanie, di James Joyce

TITOLO: Epifanie

AUTORE: James Joyce

EDITORE: Racconti Editore TRADUZIONE E INTRODUZIONE: Carlo Avolio

ILLUSTRAZIONI E POSTFAZIONE: Vittorio Giacopini

PP. 256 Euro 23,00

Come accade per ogni grande artista da giovane, c’è stato un tempo in cui James era già, e non ancora, il grande Joyce. In cui la visione «chiara» di un ragazzo con velleità letterarie cominciava per la prima volta a registrare il mondo con l’idea di metterlo per iscritto, in cui le strade di Dublino potevano rappresentare ai suoi occhi buoni una scenografia memorabile, eppure anche effimera, prossima allo svanire, all’oblio, alla dissoluzione del tempo e della vista. Anni di apprendistato in cui un dublinese arrabbiato e insoddisfatto tratteggiava i suoi primi canovacci alla ricerca di un metodo e di un’estetica nuovi, sebbene sospeso e sbigottito davanti all’oggetto puro del narrare. 

Stephen Dedalus definirà queste prime composizioni possibili, questi momenti di radiosa ispirazione giovanile, «epifanie». Improvvise manifestazioni spirituali nella trivialità di un discorso o di un gesto o in uno stato della mente degno di essere ricordato – scenette, visioni, sogni, allucinazioni, momenti significativi della quotidianità fissati dall’«occhio spirituale» dell’artista, finalmente aperto alla vertigine del mondo e alla sua quidditas, alle metafore visive e a una prospettiva originale sulle cose. 

Accompagnate dalle riflessioni illustrate e dal tratto caustico di Vittorio Giacopini – «per recuperarne l’originaria forza irradiante», come spiega bene Carlo Avolio nell’introduzione a questo libro – le Epifanie qui raccolte costituiscono l’intero corpus letterario a noi rimasto di quel Joyce ancora da-venire, assieme a una «Rubrica di Trieste» in cui i lettori più attenti non faticheranno a rintracciare lo stesso spirito che vivificherà i grandi capolavori successivi. Una raccolta che intende restituire al lettore non solo i colori vivaci di un’alba letteraria, le prime scintille di un genio, ma la biografia viscerale di un uomo vero, immerso nelle contraddizioni del suo tempo, dell’arte, dell’esistenza, del suo stesso sguardo da scrittore. Una lezione «laica ed eretica», come la definisce Enrico Terrinoni, capace di rivelare e ri-velare questi nostri attimi illuminati e già spariti nel buio.

Jungle nama, di Amitav Ghosh

TITOLO: Jungle nama

AUTORE: Amitav Ghosh

EDITORE: Neri Pozza TRADUZIONE: Norman Gobetti e Anna Nadotti

PP.80 Euro 18,00

Questo libro narra di un’antica leggenda custodita nel cuore delle Sundarban, la più grande foresta di mangrovie del mondo. È la leggenda di Dokkhin Rai, uno spirito terribile che, spargendo il terrore, detta la sua legge selvaggia e regna incontrastato sulla foresta. Sotto le sembianze di una tigre, compare all’improvviso al cospetto degli sventurati che osano avventurarsi nel suo reame e ne divora ossa, pelle, mani.
È la leggenda di Bon Bibi e di suo fratello Shah Jongoli, due esseri dal grande potere che accorrono da un deserto lontano, richiamati dalle preghiere e dalle suppliche delle creature della giungla in preda al terrore. Forte e misericordiosa Bon Bibi, guerriero dall’energia mostruosa Sha Jongoli, dopo una lotta selvaggia i due pongono fine alla tirannia di Dokkhin Rai, confinandolo alla foce del fiume, là dove l’acqua si unisce alla terra. Bon Bibi impone così la sua nuova legge, una legge che nasce dalla sua sagacia: nel regno degli umani nessun demone dovrà mettere piede; alla foce del fiume, invece, dove Dokkhin Rai avrà la sua fortezza, nessun essere umano dovrà avventurarsi. È, infine, la leggenda di Dhona, il mercante detto il Riccone, che non può accontentarsi dell’agiatezza raggiunta. La sua cupidigia agogna una nuova avventura, un nuovo viaggio al di là di ogni confine e proibizione.

Come un antico cantore di miti, Amitav Ghosh narra questo magnifico racconto della giungla ricorrendo al potere magnetico dei versi, meravigliosamente tradotti in questa edizione italiana da Norman Gobetti e Anna Nadotti. Ne scaturisce un libro prezioso soprattutto per le giovani generazioni che, disegnato da Salman Toor, ridesta l’antica, sapiente legge che ha governato per millenni il rapporto tra gli esseri umani e la natura: la legge di Bon Bibi, per la quale è bene non sfidare mai il cuore selvaggio della natura piegandola ai propri voleri, se si vuole garantire l’equilibrio della terra. Equilibrio che, come mostrano le nefaste conseguenze del cambiamento climatico in corso, è oggi profondamente minacciato dalla “sconfinata” attività degli esseri umani.

L'anima della città, di Jan Brokken

TITOLO: L’anima della città

AUTORE: Jan Brokken

EDITORE: Iperborea TRADUZIONE: C. Cozzi

PP. 352 Euro 19,00


La Parigi di Satie, la Amsterdam di Mahler, la Bologna di Morandi, la Cagliari di Eva Mameli Calvino e tante altre. Storie, ritratti d'artista, reportage, in una sentimentale flâneurie metropolitana dall'autore di Anime baltiche e Bagliori a San Pietroburgo.

Bibliofilo, esploratore, flâneur, viaggiatore curioso, esteta, fine osservatore e paziente ascoltatore, Jan Brokken ha dedicato la vita a inseguire le sue passioni: l’arte, la poesia, la musica, l’architettura. Ma soprattutto è uno scrittore che ha messo il suo prodigioso talento ritrattistico al servizio dei grandi uomini e delle grandi donne che di queste arti sono stati i massimi interpreti, nel Novecento e non solo. In un viaggio attraverso il tempo e i continenti, Brokken accompagna il lettore incontrando le strade, le case, i paesaggi e le persone che li hanno ispirati. La Bologna di Giorgio Morandi, Bergamo dove nacque e morì Gaetano Donizetti, la Düsseldorf dell’artista Joseph Beuys, la Parigi dove Erik Satie si incontrava con Picasso, Djagilev e Cocteau. E poi Amsterdam così cara a Gustav Mahler, San Pietroburgo per ripercorrere la tormentata vicenda musicale di Šostakovič, fino a Cagliari alla scoperta di Eva Mameli Calvino – la madre di Italo – illustre naturalista e prima donna a dirigere un Giardino botanico in Italia. Una raccolta di brevi storie, tra il reportage e l’acquerello, che ci fanno comprendere il legame indissolubile tra la creazione e il luogo dove si origina e insieme tratteggiano il percorso di formazione artistica e umana di grandi personaggi. È sempre da un particolare, da un dettaglio spesso sfuggito ai biografi, dall’osservazione di uno scorcio, che Brokken riesce a creare un itinerario inconsueto attraverso strade già battute perché il viaggio – come scrive Brokken citando Proust – non sta «nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi».

Camere e stanze, di Francesco Pecoraro


TITOLO: Camere e stanze

AUTORE: Francesco Pecoraro

EDITORE: Ponte alle Grazie

PP 480 EURO 19,00

Questo volume raccoglie tutti i racconti di Francesco Pecoraro, a partire dalla sua prima raccolta del 2007, Dove credi di andare, fino ai molti inediti più recenti. Dove credi di andare ha un carattere fortemente unitario: i protagonisti sono manager, funzionari, artisti, avvocati, tutti colti nel mezzo di un incontro con qualcosa o qualcuno che provoca lo sfaldamento del loro mondo di certezze. Una riunione di lavoro in cui si capisce di essere finiti, una festa data per una giovane amante che si trasforma in tregenda…Ma se già con il racconto lungo Tecnica mista – storia di una vocazione artistica che deraglia in terrorismo fondamentalista – il modo di narrare appare molto cambiato, i racconti della terza parte presentano modalità espressive del tutto nuove. Viene sì mantenuta la rappresentazione del disagio e della crisi dell’uomo adulto (Cormorani, Fuori lista),ma a questa si aggiungono la parodia a tinte distopiche del neoliberismo imperante (La Tavolata, La città indiscussa), il racconto dell’infanzia e della preadolescenza (Non so perché, Il Fregno) e ritratti femminili che rimangono impressi per originalità (Antonella ti amo). Lo sguardo di Pecoraro, apparentemente impassibile, è in realtà intensamente partecipe di ogni fenomeno umano, naturale o artificiale, e rende questi racconti un unicum nella nostra narrativa.